Spondilite anchilosante

La spondilite anchilosante è una patologia a carattere infiammatorio e degenerativo che colpisce le articolazioni della colonna vertebrale; nel tempo ne riduce la mobilità e flessibilità e nei casi gravi può portare alla fusione di vertebre vicine in un unico osso (sinostosi). Colpisce prevalentemente gli uomini (75% dei casi) e insorge fra i 20 e i 40 anni.
Le cause restano ancora in fase di studio, ma si pensa che vi sia una predisposizione genetica. Altri fattori di rischio sono il sesso maschile, la giovane età, la psoriasi (o parenti di primo grado affetti da essa), malattie infiammatorie croniche intestinali ad es. il morbo di Chron. Fra i fattori peggiorativi spiccano l’obesità e la sedentarietà. Talvolta si estende ad altre articolazioni come la spalla o il gomito.

I sintomi iniziali statisticamente coinvolgono la zona lombare con un mal di schiena tipico, che peggiora durante il riposo notturno e perdura per settimane provocando una forte rigidità mattutina.

La diagnosi precoce si ottiene attraverso la visita medica, gli esami radiologici ed alcuni esami di laboratorio.

Seppure non esista una cura definitiva, la terapia è fondamentale per rallentare l’avanzamento della spondilite e limitarne i sintomi dolorosi. Essa consiste in diversi trattamenti farmacologici e fisioterapici che combinati fra loro riescono efficacemente a mantenere un buon livello di vita ed autonomia. La terapia manuale e la terapia strumentale possono in fase acuta far regredire rapidamente i sintomi, mentre la rieducazione posturale è adatta per guardare il problema più approfonditamente e affrontarlo in maniera più duratura. Un’attività di mantenimento come ad esempio il pilates posturale o l’attività fisica adattata possono ridurre la comparsa di nuovi episodi di dolore e donare elasticità e benessere alla schiena. Nei casi di persone affette da obesità o che svolgono lavori sedentari è consigliato intraprendere una attività fisica adattata.