Breve storia della fisioterapia in Italia

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1896, apre l’Istituto Ortopedico Rizzoli. In un panorama ancora vergine in ambito riabilitativo l’architetto Giovanni Giachi su indicazione del direttore Alessandro Codivilla decide di dotare l’ospedale di una immensa palestra riabilitativa, realizzata al posto delle vecchie scuderie di palazzo Rizzoli.

Negli ultimi decenni dell’800 infatti, diversi fisiologi avevano iniziato a concentrarsi su studi teorici riguardanti la fisiologia del movimento. Inoltre, i chirurghi dell’epoca attraverso la pratica clinica compresero a poco a poco l’importanza del movimento: nasceva la riabilitazione post-chirurgica. 

I primi passi della riabilitazione in Italia erano anche fortemente influenzati dal crescente peso della ginnastica curativa secondo il modello svedese, così la palestra si dotò di attrezzature ginniche come trapezi, panche, anelli e di macchinari riabilitativi inventati dai medici e costruiti allo stesso IOR. L’Istituto avanguardista era quindi dotato di un intero reparto in cui approcciarsi al paziente con mobilizzazioni, massaggi, macchinari (gli antenati dei moderni elettromedicali) e attività fisica. Presero piede in tutta italia studi sulle tecniche di riabilitazione della scoliosi, del rachitismo e dei disturbi neuromotori.

Breve storia della fisioterapia in Italia
Istituto Ortopedico RizzoliSala di ginnastica per la rieducazione dei mutilati durante la Prima Guerra Mondiale.
© Museo del Risorgimento di Bologna | Certosa

Questi interventi riabilitativi erano abitualmente svolti dai medici che istruivano le infermiere. Solo nel 1941 un regio decreto attribuì ufficialmente all’infermiere professionale l’esecuzione delle pratiche riabilitative (sotto prescrizione medica). In altri paesi come in U.K. e in Commonwealth, invece,  la figura specialistica del fisioterapista esisteva già da metà ‘800.

Nel ‘51 fu fondata la World Confederation for Physical Therapy (oggi World Physiotherapy) al fine di promuovere la figura riabilitativa del fisioterapista e il confronto scientifico e dove l’italia attraverso l’A.I.Fi. (Associazione italiana fisioterapisti, unica istituzione di categoria rappresentativa) viene ammessa solo nel 1995.

La cultura medico-centrica italiana infatti rallenterà il processo di formazione professionale e autonomia rispetto agli altri paesi europei e occidentali: le prime scuole di formazione per infermieri specializzati in riabilitazione aprirono negli anni ‘50 del ‘900 ma ci vorranno ancora cinquant’anni per ottenere il primo corso di laurea in fisioterapia (2000).

Solo nel 2019 in Italia i fisioterapisti raggiungeranno il traguardo di ottenere un ordine professionale, in prima battuta insieme ad altri professionisti sanitari e dal 2022 con la fondazione dell’ordine nazionale dei fisioterapisti (FNOFI).

Restano invece ancora quasi blindate le università, con pochissimi professori istituzionalizzati ed eccessivi docenti a contratto, nonostante le materie pratiche indicate con la sigla MED/48 siano professionalizzanti per il conseguimento del titolo di laurea.

Ci auguriamo quindi che la rincorsa del riconoscimento professionale rispetto al panorama internazionale stia per terminare e che la Professione anche in Italia, seppur con un inizio “zoppicante”, continui a migliorarsi e crescere nell’ottica di un aiuto sempre più concreto ed efficace ai pazienti nella pratica clinica come in campo scientifico e divulgativo.

Riccardo Rao
AUTORE

Riccardo Rao

Fisioterapista, Posturologo, Osteopata viscerale

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