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Il gomito è uni dei distretti anatomici con più alta densità di strutture. In pochi cm3 coesistono 3... Leggi tutto
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La caviglia e il piede sono la base del sistema tonico-posturale. Sono organi effettori di movimento e anche... Leggi tutto
La colonna cervicale è composta da 7 vertebre ed ha il compito di sostenere il cranio, consentirne i... Leggi tutto
La colonna vertebrale è un grande serpentone composto da 33 (o in alcuni casi 34) ossa vertebrali. La... Leggi tutto
La spalla, grazie alla conformazione sferica della testa omerale (che le consente di muoversi in tutte le direzioni... Leggi tutto
Secondo la definizione della IASP (International Association for the Study of Pain - 2020) e dell'Organizzazione mondiale della sanità, il dolore «è un'esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a (o simile a quella associata a) un danno tissutale potenziale o in atto».
Il dolore non va combattuto, bensì compreso.
Cerchiamo di approfondire questo concetto: nel linguaggio comune dolore equivale a sofferenza, mentre matematicamete si può riassumere come l’ n-1=0 (enne meno uno è uguale a zero). Che vuol dire?
Quando sorge un problema, ad esempio una malattia, il nostro cervello mette in campo tutte le energie possibili per risolverlo, ma se non è possibile risolverlo cerca delle strategie alternative per rallentare l’avanzare della malattia e limitarne i danni. Chiaramente queste strategie non sono infinite, ma un numero “n” predeterminato.
Così se ad esempio prendiamo una distorsione alla caviglia sinistra, riusciremo a camminare lo stesso forzando di più la gamba destra, dando il tempo alla sinistra di guarire. Ma se la caviglia impiega troppo tempo per guarire, cosa succederà? Il lato destro si sovraccaricherà, e per evitare di farsi male chiederà aiuto ai muscoli della colonna vertebrale, che con ampi sforzi resteranno contratti per dare più stabilità alle gambe. Nel tempo questi compensi porteranno a nuovi squilibri, che alla fine cambieranno la postura del corpo fino a esaurire tutte le strategie possibili.. e qui arriverà il dolore! Ultima possibilità (l’ n-1 appunto) utilizzata dal cervello per gridare “aiuto!” alla parte cosciente della mente.
Il dolore è quindi un meccanismo di difesa e di avvertimento che qualcosa di negativo è diventato incontenibile e pericoloso per l’organismo ed è un’esperienza fisiologica. Diventa patologico quando si autoalimenta anche quando la causa che l’ha scatenato viene meno sfociando in una malattia che si indica come sindrome dolorosa.
La fisioterapia attraverso la terapia manuale e la terapia strumentale possono in fase acuta far regredire rapidamente i sintomi dolorosi, mentre la rieducazione posturale è adatta per guardare il problema più approfonditamente e affrontarlo in maniera risolutiva. Un’attività di mantenimento come ad esempio il pilates posturale o l’attività fisica adattata possono ridurre la comparsa di nuovi episodi di dolore e donare elasticità e benessere al corpo.